Restauri
GREGORIO PAGANI: UNA “PALA” PER IL VESCOVO
Dipinta da Gregorio Pagani nel 1595, la pala d’altare, ab antiquo nella chiesetta suburbana di S. Michele Arcangelo delle Ville (Terranuova Bracciolini, Arezzo) fu voluta da Giovanni Battista Concini, che volle più volte onorare la propria stirpe e la cittadina di Terranuova, ove la famiglia aveva terre e case. In particolare con l’importante tavola, insolita per dimensioni ed importanza per una chiesetta di campagna, anche se questa in antico era parte di un monastero femminile appartenente all’ordine benedettino, egli volle celebrare la vicenda dello zio Matteo che, dopo essere stato parroco della piccola chiesa di S. Michele, commenda di famiglia, dal 1560 fu Vescovo di Cortona. La tavola è nota per la descrizione fornita dal Baldinucci nel 1681, che così ne scrisse nella notizia dedicata al Pagani: Figurò Maria Vergine sedente col figliolo in grembo, e da una parte S. Michele che calpesta il demonio, dall’altra S. Benedetto; e questa fu posta nella chiesa di S. Michele Arcangelo di Pian di Radice. [...] In questa tavola , ch’è colorita a meraviglia e di gran forza, l’artefice ebbe intenzione di imitare a tutta sua possa la maniera del Correggio, e fu opinione degli intendenti, ch’egli veramente l’avesse a maraviglia imitata. La composizione, con la Vergine in alto sul piedistallo a sorreggere il Bambino proteso verso san Benedetto e san Michele più in basso con ai piedi il demonio, ricorda impaginati primo cinquecenteschi di ambito fiorentino alla Fra’ Bartolomeo, cui il nostro aggiunge note di colore e pose accentuate, ancora di gusto tardo manierista. La nota correggesca, che comunque si avverte nella pittura del Pagani, è la medesima presente nelle opere dell’amico e contemporaneo Ludovico Cardi, detto il Cigoli, che due anni prima aveva dipinto una pala del medesimo soggetto per la chiesa di S. Michele di Pianezzoli a Empoli. I due artisti, molto vicini sin dagli affreschi per il Chiostro Grande di Santa Maria Novella (1584), videro la celebre Madonna del Popolo, che Federico Barocci aveva dipinto nel 1579 per la Pieve di Arezzo, e dal Barocci trassero quel sapore correggesco di cui dà conto, con acume, Filippo Baldinucci nelle sue Notizie. Gregorio Pagani, come il Cigoli, del quale fu sodale per molti anni, nelle proprie opere, sempre disposte con estrema chiarezza compositiva e sorrette magistralmente dal disegno, mostra notevoli capacità narrative. Il sicuro impaginato, le poche figure disposte sulla scena ben atteggiate, vedono stemperarsi nella pacatezza del racconto di chiara ispirazione controriformata le torsioni manieriste, che comunque animano una scena che altrimenti potrebbe risultare eccessivamente convenzionale. Lucia Fiaschi Note di restauro La tavola mostrava seri danneggiamenti a causa della massiccia infestazione da insetti xilofagi, causa della crivellatura di tutta la superficie pittorica. La superficie pittorica appariva danneggiata da numerosi fori procurati dai tarli e dai chiodi usati per appendere gli ex voto, nonché ingiallita e offuscata. Il restauro ha previsto: una prima fase di intervento sul supporto ligneo con disinfestazione e consolidamento dell’assemblaggio delle assi; successivi interventi sulla superficie pittorica, con il fissaggio della mestica e del colore di supporto; la pulitura della superficie dalle sedimentazioni per i depositi di vernici ingiallite ed opacizzate; infine la rimozione di vecchi restauri alterati. Si è poi provveduto al restauro pittorico e alla verniciatura finale. La cornice coeva è stata resa indipendente dalla tavola; è stata asportata una recente ridipintura e sono state stuccate le lacune. Si è poi provveduto ad una leggera verniciatura finale. Stefania Bracci |