ROBERTO CELLAI
SAN MICHELE A FAVILLA: UN VILLAGGIO SCOMPARSO
E UNA NECROPOLI RITROVATA
Difficile, se non arduo, lo studio delle origini di alcuni villaggi. Spesso, la loro storia, le loro vicende, sono scolpite sulle pietre delle sopravvissute costruzioni, oppure nascoste tra i ruderi e le rovine di mura abbandonate, anziché trascritte nelle cartapecore degli archivi.
Le stesse difficoltà le incontriamo anche esaminando una zona personalmente conosciuta, quella di Faella, dove vorremmo indagare sull’insediamento di San Michele a Favilla, località oggi scomparsa. Nella mancanza di precise indicazioni relative a questo modesto nucleo abitativo dobbiamo far riferimento alla toponomastica locale, cercando quelle notizie che le fonti scritte non ci hanno tramandato. Riteniamo, quindi, che per l’intitolazione della sua chiesa l’origine di questo luogo sia da considerarsi longobardo. Infatti, alla dominazione longobarda si fa risalire la costruzione di edifici religiosi dedicati a culti cristiani come quello di San Michele poiché questo popolo considerava San Michele Arcangelo il proprio protettore (1).
I Longobardi non apportarono profondi mutamenti alla realtà locale, espandendosi senza particolari trasformazioni. In questo periodo storico la suddivi-sione territoriale era basata sulla curtis (corte), eredità della villa agraria romana. Il termine corte indicava l’insieme della proprietà terriera, oppure la sede delle attività direttive e, a volte, l’abitazione padronale. Anche nella nostra zona il richiamo toponomastico a questa organizzazione altomedievale è testimoniato dalla località La Corte. Si tratta di due poderi collocati nei pressi di via del Varco, nella parte alta della vallata del Resco che si spinge verso le balze di Faella, nei pressi dove erano collocati la chiesa di San Michele e il castello.
Più difficile stabilire il significato del nome Favilla: si è sempre pensato che la fondazione della chiesa e del castello avessero a che fare con il controllo di quei terreni collocati nel fondovalle del torrente che, nominato Favilla si era poi alterato nell’attuale Faella. Alcuni ricercatori hanno attribuito al toponi-mo il significato di “faggio” (2) ma, un diverso termine del vocabolo potrebbe essere rivelato dalla caratteristica delle acque del ruscello, che avrebbero potuto “sfavillare” (come da fonti orali di M.L. Fantoni, Reggello, Firenze) per i riflessi del sole o per quelli provocati da eventuali fuochi nel procedimento di recupero e bonifica dei terreni adiacenti. Più fantasioso, invece, il fatto che il nome “Favilla” risalirebbe a un nome personale goto: infatti, Favilla fu un re Visigoto figlio di re Pelagio (3). Supposizione ovviamente da verificare e da prendere con le dovute “molle”…!
Gli storici affermano che con l’indicazione Faella (o Favilla e talvolta Failla) si intendevano “due luoghi omonimi nell’istesso distretto: cioè, il franato castello… e il sottostante prosperoso borgo, nella parrocchia di Santa Maria…” (4).
Il primo documento scritto, che menziona il territorio in questione è datato ottobre 1168. Si tratta di una promessa, da parte di “Renuccino del fu Ranieri” al Monastero di S. Salvatore a Soffena (Castelfranco di Sopra, Ar), di non impossessarsi di alcuni terreni che i monaci detenevano nel piviere di Gropina (5).
Ormai è certo, come vedremo più avanti, che la chiesa di Favilla era collocata nella parte alta della vallata, sulle ripide e scoscese balze di “Barberaia”. La chiesa fu soppressa nel 1311 dal vescovo Tedice di Fiesole (6), forse per motivi di agibilità e il suo popolo unito a quello di Faella. Probabilmente, vicino alla chiesa di Favilla sorgeva anche il castello di “Renuccino”. I toponimi “Castellare” (7) e “Castellina” (8) collocati, invece, in prossimità del borgo di Faella, forse rappresentano l’indicazione delle estreme “fortificazioni” della stessa componente feudale che, verosimilmente, poteva sfruttare la struttura delle “balze” a fini difensivi.
Per quanto riguarda il feudatario, nonostante lo “stock” onomastico possa far pensare a un possibile membro dei Firidolfi o dei “nipoti di Ranieri” (9), qualcuno lo colloca come appartenente alla famiglia degli Ubertini, altri a quella dei Pazzi del Valdarno, senza tuttavia fornire elementi utili per il corretto riconoscimento. Soltanto nel 1204 l’epistola di Lapo da Castiglionchio (10) dichiara con precisione che i castelli di Favilla e Faella appartenevano ad Aldobrandino di Tribaldo da Quona, che cede in permuta ad Alberto di Ricasoli dei Firidolfi.
Non sappiamo con quale diritto di appartenenza o di concessione i da Quona gestissero questi territori che invece, il diploma del 28 settembre 1164 di Federico I, assegna ai Conti Guidi. Il documento confermava a Guido Guerra III la concessione della “terra Wilielminga che i figli di Uguccione di Pazzo detenevano in feudo dal Conte Guidi” e, di questa terra, Favilla e Faella facevano parte. Pur non avendo una precisa documentazione per attestare che anche la nostra località apparteneva ai Guidi, ma basandosi esclusivamente con quanto previsto dall’attestazione federiciana, possiamo affermare che probabilmente i da Quona, dietro concessione dei Conti, controllavano quei territori collocati lungo il corso del torrente Faella che da Pulicciano giungevano a Favilla e Faella. Come poi i da Quona abbiano riscattato o alienato eventuali quote delle due “tenute” non ci è dato di conoscere.
Intanto, alla pari delle altre popolazioni, anche Favilla si era dotata di propri rappresentanti comunitari. Dal “Libro di Montaperti” (11) emerge che nel 1260 il rettore di questo popolo era un certo Buono dei Falconi. Dallo stesso documento apprendiamo che la comunità si era impegnata nell’approvvigiona-mento a favore di Montalcino con due staia di grano. Invece Faella, con la sua promessa di quattro staia, dimostrava che gli equilibri si stavano lentamente modificando a suo favore: i rapporti, infatti, cominciavano a svilupparsi con maggiore intensità verso quei nuclei che non erano collocati sui poggi delle balze ma prudentemente avevano scelto i piccoli fondovalle alluvionali, mentre la progressiva decadenza cominciava a interessare gli agglomerati delle argillose colline dove l’instabilità del suolo rendeva difficile risiedere.
Abbiamo tracciato per grandi linee e probabilmente con molte imprecisioni le vicende di questo insediamento che alcuni ritrovamenti occasionali, avvenuti a metà degli anni settanta, hanno definitivamente collocato sulla riva destra del torrente Faella, sopra le caratteristiche “balze” che incorniciano l’abitato di Faella.
A completamento riportiamo lo studio antropologico relativo al ritrovamento “dei resti scheletrici umani d’epoca tardo medievale rinvenuti a Faella” del Prof. Marco Galeotti e Prof. Edoardo Pardini dell’Istituto di Antropologia dell’Università di Firenze.
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NOTE
1) G. Jeanguenin, “San Michele: il principe degli angeli”, E. Jaca Book SpA, Milano, 2003.
2) S. Pieri, “Toponomastica della Valle dell’Arno”, Roma, 1919.
3) G. Moroni, “Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni”, Venezia, 1846.
4) E. Repetti, “Dizionario geografico fisico e storico della Toscana”, vol. II, Firenze, 1835.
5) Archivio di Stato di Firenze, ”Diplomatico, S. Bartolomeo a Ripoli (Badia Vallombrosa)”, 1168 ott. (Cod.0005644).
6) G. Raspini, “Faella”, Fiesole, 1954
7) Territorio appartenente a un castello, anche castello abbandonato o in rovina.
8) Significato incerto, probabilmente, piccolo castello.
9) Casata detta dei “nipoti di Ranieri” dal nome del capostipite vissuto nell’XI secolo e consorti dei Firidolfi.
10) Lapo da Castiglionchio, nato nei primi del XIV secolo, apparteneva alla famiglia da Castiglionchio, ramo della stirpe da Quona in Valdisieve. Nell’”Epistola” da lui indirizzata al figlio Bernardo, sono riportate anche notizie riguardanti la genealogia dei da Quona. (v. “Epistola al figlio Bernardo”, a cura di L. Mehus, Corciolani e Colli, Bologna, 1753).
11) “Il libro di Montaparti”, a cura di C. Paoli, Documenti Storia Italiana, IX, Firenze, 1889.
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STUDIO ANTROPOLOGICO DEI RESTI SCHELETRICI UMANI D’EPOCA TARDO MEDIOEVALE RINVENUTI A FAELLA, PIANDISCO’ (AREZZO).
di MARCO GALEOTTI e EDOARDO PARDINI - Istituto di Antropologia dell’Università di Firenze
Premessa
Alcuni anni fa il Soprintendente alle Antichità di Etruria, Dott. G.MATZKE in seguito a segnalazione del ritrovamento di resti scheletrici umani invitò uno degli scriventi (E.PARDINI) a compiere un sopralluogo nei pressi di Faella in località Failla, dove appunto per il franamento di una balza (fenomeno assai comune per la natura del terreno) erano venuti alla luce vari resti scheletrici umani.
Dopo aver recuperato il materiale scheletrico portato a valle dalla frana, fu deciso di compiere un breve saggio per accertare l’origine del ritrovamento. Si iniziò così uno scavo perdurato alcuni giorni durante il quale fu riportato alla luce una recinzione muraria a secco costituita da due tratti murali confluenti fra loro quasi ad angolo retto, i quali misuravano in lunghezza rispettivamente m. 7,80 e m. 2,10, in larghezza m. 0,50 ed in altezza circa m. 0,40.
Questi muri a secco dettero l’impressione di essere le fondamenta di una costruzione e comunque di una recinzione per la maggior parte andata perduta nei tempi passati proprio a causa del fenomeno franoso a cui il terreno è particolarmente soggetto. Esternamente e solo esternamente a questi muri di cinta, nella piccola lingua di terra rimasta in posto fra la costruzione e la prospiciente voragine aperta dalla frana furono recuperati numerosi resti scheletrici umani non più in connessione anatomica, insieme a svariate porzioni di tegole, a frammenti di ceramica in parte tornita e in parte invetriata, a vari chiodi di ferro e ad alcuni piccoli anelli di cinture in ferro e in metallo.
In base alle caratteristiche del materiale fittile e di metallo ritrovato, gli esperti datarono il periodo di queste sepolture al tardo medioevo e , più precisamente, a verso il 1200-1300.
Del resto anche da notizie storiche si sa che nei pressi doveva sorgere un’antica chiesa dedicata a S.Michele che, per ragioni di staticità dovute alla natura franosa del terreno, venne soppressa dal Vescovo Tedice nel 1311.
Il materiale osteologico venuto alla luce è risultato molto frammentario e in parte anche eroso e benché non si prestasse ad uno studio organico approfondito sia per la sua incompletezza, sia per la sua eterogeneità, non è sembrato giusto tralasciarne lo studio antropologico proprio in considerazione del fatto che anche il più modesto contributo può giovare alla conoscenza delle caratteristiche fisiche delle popolazioni medievali così poco conosciute dal punto di vista antropologico.
Ma proprio in tono al carattere di modesto contributo che si vuole dare allo studio, il lavoro si limiterà all’essenziale presentando una breve descrizione del materiale, seguita da una ancor più breve sintesi sulle caratteristiche antropologiche che emergono dallo studio del materiale stesso. Alla fine saranno riportati i dati metrici raccolti relativi ai crani perché possano essere utili per eventuali raffronti e per future elaborazioni di sintesi.
Descrizione del materiale
Cranio 1 - Sesso maschile(?); età ^20anni.
Calva incompleta nella base e sul lato destro. Tutte le suture (manca la regione sfenobasilare) non sono obliterate; resta anche traccia della sutura metopica nel tratto iniziale e terminale. La fronte è piuttosto eretta con bozze frontali, leggero solco sull’ofrion, glabella e arcate sopracciliari abbastanza rilevate, margini sopraorbitari arrotondati, mastoide piccola ma robusta, linea nucale superiore rilevata. Forma dello pterion a H, ossicino petro-squamoso a sinistra.
Il cranio risulta: ovoide, dolicomorfo, mesocrano, camecrano, tapeinocrano, oligoencefalo.
Cranio 2 - Sesso femminile; età ^30 anni.
Calva incompleta nella base e nella volta cranica, con teca molto erosa, sature non obliterate, con qualche cenno di inizio di obliterazione all’obelion. La fronte è eretta con bozze frontali, e parietali, glabella e arcate sopraciliari non rilevate, margini sopraorbitali taglienti, mastoidi molto piccole, linea nucale superiore appena accennata. Forma pterica ad H, numerose ossa wormiane.
Il cranio risulta: ovoide, brachimorfo, mesocrano, ortocrano, tapeinocrano, aristencefalo.
Cranio 3 - Sesso maschile; età ^30 anni.
Calva con annessa parte del malare destro, mancante di parte della base e del frontale anteriormente e lateralmente a sinistra. Suture non obliterate eccetto un leggero inizio di obliterazione all’obelion, margino sopraorbitari arrotondati, mastoidi molto robuste, linea nucale superiore e protuberanza occipitale esterna rilevati. Forma dello pterion a H, alcune ossa wormiane.
Il cranio risulta: ellissoide, dolicomorfo, tapeinocrano.
Cranio 4 - Sesso (?); età (?)
Restano solo i parietali quasi integri.
Cranio 5 - Sesso maschile; età ^45 anni.
Calotta mancante di quasi tutto l’osso occipitale, alcuni tratti delle suture coronale e sagittale sono in via di completa obliterazione. Inclinazione frontale, glabella e arcate sopraciliari un poco prominenti, margini sopraorbitari arrotondati, notevole spessore della teca.
Il cranio risulta: ellissoide, creste temporali a sviluppo intermedio.
Cranio 6 - Sesso maschile; età ^35 anni.
Calva deformata post mortem sul lato destro, e mancante della base sempre sul lato destro. Satura sagittale obliterata all’obelion. Inclinazione frontale, glabella e arcate sopracciliari prominenti, margini sopraorbitari arrotondati, mastoidi piccole ma robuste, linea nucale superiore ben rilevata, notevole spessore della teca. Forma dello pterion a H.
Il cranio risulta: ellisso-ovoidale, dolicomorfo, dolicocrano, camecrano, tapeinocrano, metriometopo con creste parietali a sviluppo intermedio, euencefalo.
Cranio 7 - Sesso femminile (?); età 30 (?) anni.
Calva molto deformata, mancante della base, del frontale e temporale sinistro. Il tratto terminale della sutura sagittale è completamente obliterato. Teca molto sottile. Mastoide piccola e linea nucale superiore poco rilevata. Osso interparietale tripartito.
Cranio 8 - Sesso maschile; età ^50 anni.
Calotta con annesso temporale sinistro. Vasti tratti delle suture coronale sagittale e lambdoidea sono completamente obliterati. Inclinazione frontale con depressione sull’ofrion, glabella e arcate sopracciliari prominenti margini sopraorbitari arrotondati, mastoide robusta, linea nucale superiore pronunciata.
Il cranio risulta: ellissoide, dolicomorfo, mesocrano, ipsicrano, metriocrano, metriometopo, aristencefalo.
Cranio 9 - Sesso maschile; età ^25 anni.
Calotta molto erosa con annesse ossa temporali. Le suture appaiono non obliterate. Fronte piuttosto eretta con bozze frontali, glabella e arcate sopracciliari abbastanza prominenti, mastoidi di media grandezza, linea nucale superiore evidente.
Il cranio risulta: ovoide, dolicomorfo, dolicocrano, ortocrano, metriocrano, eurimetopo, con creste temporali a sviluppo intermedio, euencefalo.
Cranio 10 - Sesso (?); età ^ 12 anni.
I mascellari superiori privi del processo frontale. Restano in sito i molari della dentatura decidua, e i primi molari della dentatura permanente mentre i canini sono in via di eruzione. L’arcata alveolare risulta brachiuranica e il palato brachistafilino.
Cranio 11 - Sesso maschile; età ^50 anni.
Calotta molto incompleta anteriormente e sul lato destro. Le suture coronale, sagittale e lambdoidea sono in avanzato stato di obliterazione. La linea nucale superiore e la protubenza occipitale esterna sono molto rilevate, lo spessore della teca è discreto.
Cranio 12 - Sesso femminile; età ^20 anni.
Calvario mancante di tutta la base, dei temporali e dell’occipitale. Le suture non sono obliterate. La fronte è piuttosto eretta con bozze frontali, la glabella è leggermente accennata.
Il cranio risulta: ellisso-ovoidale, metriometopo con sviluppo intermedio delle creste temporali, cameconco, camerrino, brachiuranico.
Cranio 13 - Sesso maschile; età ^50 anni.
Calotta priva di tutto il frontale e di parte del temporale destro. Le suture sagittale e lambdoidea sono quasi completamente obliterate. Mastoide robusta, linea nucale superiore rilevata, forte spessore della teca, presenza di alcune ossa wormiane.
Cranio 14 - Sesso maschile; età ^40 anni.
Calotta molto incompleta lateralmente e anteriormente. La sutura sagittale è obliterata quasi del tutto, e inizi di obliterazione interessano anche le sature coronale e lambdoidea. Occipite molto prominente, linea nucale superiore forte e spessore della teca discreto.
Cranio 15 - Sesso maschile; età 30-35 anni.
Calotta priva di tutto il frontale e del temporale sinistro. La sutura sagittale è completamente obliterata nel tratto obelico. Mastoide massiccia, linea nucale superiore forte, spessore della teca discreto. Varie ossa wormiane lungo la lombdoidea e ossicino petro-squamoso a destra.
Cranio 16 - Sesso (?); età ^18 anni.
I mascellari superiori ridotti ai soli processi alveolari. Restano in sito i primi e secondi molari, i premolari e il canino destro; la dentatura appare non usurata, l’arcata alveolare risulta brachiuranica e il palato brachistafilino.
Cranio 17 - Sesso femminile; età ^20 anni.
Calotta molto incompleta e deformata post mortem. Le suture non sono obliterate. Fronte eretta e bombata con bozze frontali. Glabella e arcate sopracciliari non rilevate, margini sopraorbitari taglienti, spessore della teca non molto forte.
Cranio 18 - Sesso maschile; età 35 anni.
Osso frontale con annessi parte dei parietali e del molare destro. Alcuni tratti della sutura coronale si presentano in via di obliterazione. Forte depressione sullo ofrion con notevole sviluppo della glabella e delle arcate sopracciliari. Creste temporali a sviluppo intermedio.
Cranio 19 - Sesso maschile; età ^20 anni.
Calva molto incompleta per la mancanza di quasi tutta la base, di parte del frontale anteriormente e di parte del parietale destro supero-lateralmente. Le suture sono beanti. Mastoidi di media grandezza, protubenza occipitale esterna e linea nucale superiore prominenti, discreto spessore della teca. Alcune ossa wormiane lungo la sutura lomboidea. Forma ovoide del contorno cranico nella norma superiore.
Cranio 20 - Sesso femminile; età oltre i 60 anni.
Calva incompleta nella base. Suture completamente obliterate tranne la occipito-mastoidea, notevole riassorbimento senile a livello dell’obelion. Fronte eretta e bombata, glabella e arcate sopracciliari appena accennate, margini sopraorbitari taglienti, mastoidi piccole, linea nucale superiore evidente. Forma pterica ad H.
Il cranio risulta: ovoide, dolicomorfo, dolicocrano, camecrano, tapeinocrano, eurimetopo con creste temporali a sviluppo intermedio, esencefalo.
Cranio 21 - Sesso femminile; età ^20 anni.
Calva un poco incompleta sul lato destro. Suture eccetto la sfenobasilare non obliterate. Fronte eretta con bozze frontali, glabella e arcate sopracciliari appena accennate, margini sopraorbitari taglienti, mastoidi piccole, linea nucale superiore poco rilevata, forma dello pterion ad H e permanenza della sutura metopica nel tratto terminale.
Il cranio risulta: ellissoide, mesocrano, ipsicrano, metriocrano, euencefalo.
Cranio 22 - Sesso maschile; età ^40 anni.
Calva mancante di gran parte della base. Suture non obliterate eccetto il tratto obelico della sagittale. Inclinazione frontale, glabella e arcate sopracciliari ben pronunciate, margini sopraorbitari arrotondati, mastoidi robuste, linea nucale superiore evidente. Forma pterica ad H.
Il cranio risulta: ellissoide, dolicomorfo, iperdolicocrano, ipsicrano, acrocrano, eurimetopo con creste temporali a sviluppo intermedio, aristencefalo.
Cranio 23 - Sesso maschile; età ^35 anni.
Calva mancante di parte della base, deformata post mortem lateralmente. Suture obliterate; tuttavia il tratto obelico della sagittale ed alcuni tratti della coronale si presentano in via di obliterazione. Inclinazione frontale, discreto solco sull’ofrion, glabella e arcata sopracciliari prominenti, margini sopraorbitari arrotondati, mastoidi robuste, linea nucale superiore pronunciata. Forma pterica ad H.
Il cranio risulta: ovoide stretto, dolicomorfo, iperdolicocrano, camecrano, tapeinocrano, metriometopo con creste temporali a sviluppo intermedio, oligoencefalo.
Cranio 24 - Sesso maschile; età ^25 anni (?)
Calotta costituita dai due parietali e l’occipitale incompleti. Suture sagittale e lambdoidea non obliterate, spessore della teca discreto, linea nucale superiore modesta.
Cranio 25 - Sesso maschile (?); età (?).
Un parietale sinistro e un mezzo frontale. Arcata sopracciliare rilevata, margine sopraorbitario arrotondato, discreto spesso della teca.
Cranio 26 - Sesso femminile; età (?).
Mezzo frontale. Fronte eretta, glabella e arcata sopracciliare appena accennate, margine sopraorbitario tagliente, spessore della teca sottile.
Cranio 27 - Sesso femminile (?); età (?).
Un frontale incompleto. Fronte eretta, glabella e arcate sopracciliari appena accennate, margini sopraorbitari taglienti, spessore della teca modesto.
Cranio 28 - Sesso femminile (?); età 20 (?) anni.
Squama dell’osso occipitale con annesse parti dei parietali. Le suture sagittale e lambdoidea non sono obliterate.
Cranio 29 - Sesso maschile; età 25 (?) anni.
Calotta molto incompleta costituita dai parietali con annessa parte del frontale. Suture coronale e sagittale non obliterate, spessore della teca notevole.
Cranio 30 - Sesso femminile; età (?).
Mezzo frontale di individuo non adulto. Fronte eretta con bozze frontali, modesto spessore della teca.
Scheletro Post-Craniale
Dello scheletro post-craniale restano numerosi elementi ma quasi tutti sono incompleti e frammentari. Ci limiteremo ad indicare il numero e lo stato di conservazione delle ossa lunghe più importanti:
Omeri: trentotto omeri dei quali uno solo intero, quasi tutti mancanti dell’epifisi superiore e molti ridotti alla sola diafisi.
Radi: diciotto radi dei quali soltanto quattro quasi completi e gli altri ridotti per lo più alla sola diafisi.
Ulne: dodici ulne di cui nessuna completa e quasi tutte mancanti dell’epifisi distale.
Femori: cinquanta femori di cui nove quasi completi e i restanti mancanti di una delle due epifisi.
Tibie: ventisette tibie di cui sette quasi complete e le altre prive di una o di tutte e due le epifisi.
Fibule: ventidue fibule per lo più ridotte alla sola diafisi.
Considerazioni conclusive
Al termine dell’esame analitico dei singoli reperti, basandoci sui valori dei dati metrici e morfometrici raccolti si può tentare una breve sintesi delle caratteristiche antropologiche che sono emerse dallo studio di questi inumati.
La popolazione che questi resti umani rappresentano può essere definita dolicocrana, ortocrana, metriocrana, eurimetopa, euencefala: cioè caratterizzata da testa piuttosto lunga, mediamente larga e alta, con fronte larga e capacità cranica media. Però si nota subito una notevole variabilità nei caratteri suddetti.
Infatti l’indice cranico orizzontale ha valore medio di 73,98 con campo di variabilità compreso fra i valori di 66,7 e 78,9: ad indicare una oscillazione che va dall’iperdolicocrania alla mesocrania.
L’indice vertico-longitudinale presenta un valore medio pari a 59,94 con campo di variabilità compreso fra i valori di 51,5 e 66,7: oscillando quindi dalla camecrania alla ipsicrania. L’indice vertico-trasversale ha un valore medio di 80,62 con campo di variabilità compreso fra i valori di 73,9 e 96,1: variando quindi dalla tapeinocrania alla acrocrania. L’indice fronto-parietale presenta un valore medio di 69,1 con campo di variabilità compreso fra i valori di 66,7 e 71,3: indicando metrio e eurimetopia. La stessa capacità cranica oscilla dalla oligoencefalia alla aristencefalia.
L’unico elemento adulto su cui è stato possibile raccogliere dati riguardanti lo splancnocranio risulta ad orbita bassa con naso e arcata alveolare larga (cameconchia, camerrinia, brachiurania).
Nei caratteri antropologici dello scheletro post-craniale si rileva la medesima variabilità riscontrata sul materiale cranico.
L’indice di platolenia ulnare ha un valore medio di eurolenia pari a 87,65 con campo di variabilità compreso fra i valori di 79,2 e 95,4 così da includere anche la platolenia. L’indice di robustezza del femore ha un valore medio pari a 19,67 con campo di variazione compreso fra i valori di 18,3 e 20,3: a segnalare grosso modo una robustezza media. L’indice pilastrico ha un valore medio di 105,16 con campo di variazione compreso fra i valori di 85,2 e 126,1; si va quindi da una completa assenza di pilastro a un pilastro molto forte, ma realizzando una media pilastro debole.
L’indice di platimeria presenta un valore medio di 82,21 con campo di variabilità compreso fra i valori di 68,7 e 100,0: mostrando un’oscillazione tra la iperplatimeria e la stenomeria, con media platimerica.
L’indice cnemico ha un valore medio di 74,53 con campo di variabilità compreso fra i valori di 54,5 e 90,3; indicando quindi una variazione dalla platicnemia alla euricnemia con media euricnemica.
La statura infine, calcolata con le formule di Dupertuis e Hadden, dà un valore medio sui 165 cm., con oscillazioni comprese fra 159 e 170 cm.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
MARTIN R., SALLER K., 1957-1966, Lehrbuch der Anthropologie, G.Fischer, Stuttgart.
OLIVIER G., 1960, Pratique Anthropologique, Vigot, Paris.
PARDINI E., ROSSI V., 1974, Sepolture del V secolo in S. Reparata (Firenze), “Archivio per l’Antropologia e la Etnologia”, Firenze, 104, 375-387.
PARDINI E., LOMBARDI PARDINI E.C., 1978, Gli inumati del Duomo di Chiusi (VIII Sec. d.C.), “Quaderni di Scienze Antropologiche”, Padova, I, 80-93.
ROCCHETTI A., PARDINI E., 1975, Gli inumati della chiesa di S. Egidio (Firenze), “Archivio per l’Antropologia e la Etnologia”, Firenze, 105, 183-214.
ROSSI U.M., PARDINI E.,1977, Gli inumati di piazza della Signoria (Firenze), “Archivio per l’Antropologia e la Etnologia”, Firenze, 107, 391-412.
RIASSUNTO
Gli Autori presentano lo studio antropologico di alcuni resti scheletrici umani d’epoca tardo medioevale rinvenuti nei pressi di una antica chiesa a Faella, Piandiscò (Arezzo).
Le caratteristiche antropologiche risultano molto variabili facendo pensare che la popolazione rappresentata da questi resti scheletrici doveva essere assai eterogenea.
SUMMARY
The Authors present the antrhopological study of some human skeletal remains of late Middle Ages period found near an ancient church at Faella, Piandiscò (Arezzo).
The anthropological characteristics result very variable and let us think that the population represented by these skeletal remains must have been very heterogeneous.
MARCO GALEOTTI
EDOARDO PARDINI
Istituto di Antropologia dell’Università di Firenze
QUADERNI DI SCIENZA ANTROPOLOGICHE 2, Padova 1979, pp. 66-82
Le stesse difficoltà le incontriamo anche esaminando una zona personalmente conosciuta, quella di Faella, dove vorremmo indagare sull’insediamento di San Michele a Favilla, località oggi scomparsa. Nella mancanza di precise indicazioni relative a questo modesto nucleo abitativo dobbiamo far riferimento alla toponomastica locale, cercando quelle notizie che le fonti scritte non ci hanno tramandato. Riteniamo, quindi, che per l’intitolazione della sua chiesa l’origine di questo luogo sia da considerarsi longobardo. Infatti, alla dominazione longobarda si fa risalire la costruzione di edifici religiosi dedicati a culti cristiani come quello di San Michele poiché questo popolo considerava San Michele Arcangelo il proprio protettore (1).
I Longobardi non apportarono profondi mutamenti alla realtà locale, espandendosi senza particolari trasformazioni. In questo periodo storico la suddivi-sione territoriale era basata sulla curtis (corte), eredità della villa agraria romana. Il termine corte indicava l’insieme della proprietà terriera, oppure la sede delle attività direttive e, a volte, l’abitazione padronale. Anche nella nostra zona il richiamo toponomastico a questa organizzazione altomedievale è testimoniato dalla località La Corte. Si tratta di due poderi collocati nei pressi di via del Varco, nella parte alta della vallata del Resco che si spinge verso le balze di Faella, nei pressi dove erano collocati la chiesa di San Michele e il castello.
Più difficile stabilire il significato del nome Favilla: si è sempre pensato che la fondazione della chiesa e del castello avessero a che fare con il controllo di quei terreni collocati nel fondovalle del torrente che, nominato Favilla si era poi alterato nell’attuale Faella. Alcuni ricercatori hanno attribuito al toponi-mo il significato di “faggio” (2) ma, un diverso termine del vocabolo potrebbe essere rivelato dalla caratteristica delle acque del ruscello, che avrebbero potuto “sfavillare” (come da fonti orali di M.L. Fantoni, Reggello, Firenze) per i riflessi del sole o per quelli provocati da eventuali fuochi nel procedimento di recupero e bonifica dei terreni adiacenti. Più fantasioso, invece, il fatto che il nome “Favilla” risalirebbe a un nome personale goto: infatti, Favilla fu un re Visigoto figlio di re Pelagio (3). Supposizione ovviamente da verificare e da prendere con le dovute “molle”…!
Gli storici affermano che con l’indicazione Faella (o Favilla e talvolta Failla) si intendevano “due luoghi omonimi nell’istesso distretto: cioè, il franato castello… e il sottostante prosperoso borgo, nella parrocchia di Santa Maria…” (4).
Il primo documento scritto, che menziona il territorio in questione è datato ottobre 1168. Si tratta di una promessa, da parte di “Renuccino del fu Ranieri” al Monastero di S. Salvatore a Soffena (Castelfranco di Sopra, Ar), di non impossessarsi di alcuni terreni che i monaci detenevano nel piviere di Gropina (5).
Ormai è certo, come vedremo più avanti, che la chiesa di Favilla era collocata nella parte alta della vallata, sulle ripide e scoscese balze di “Barberaia”. La chiesa fu soppressa nel 1311 dal vescovo Tedice di Fiesole (6), forse per motivi di agibilità e il suo popolo unito a quello di Faella. Probabilmente, vicino alla chiesa di Favilla sorgeva anche il castello di “Renuccino”. I toponimi “Castellare” (7) e “Castellina” (8) collocati, invece, in prossimità del borgo di Faella, forse rappresentano l’indicazione delle estreme “fortificazioni” della stessa componente feudale che, verosimilmente, poteva sfruttare la struttura delle “balze” a fini difensivi.
Per quanto riguarda il feudatario, nonostante lo “stock” onomastico possa far pensare a un possibile membro dei Firidolfi o dei “nipoti di Ranieri” (9), qualcuno lo colloca come appartenente alla famiglia degli Ubertini, altri a quella dei Pazzi del Valdarno, senza tuttavia fornire elementi utili per il corretto riconoscimento. Soltanto nel 1204 l’epistola di Lapo da Castiglionchio (10) dichiara con precisione che i castelli di Favilla e Faella appartenevano ad Aldobrandino di Tribaldo da Quona, che cede in permuta ad Alberto di Ricasoli dei Firidolfi.
Non sappiamo con quale diritto di appartenenza o di concessione i da Quona gestissero questi territori che invece, il diploma del 28 settembre 1164 di Federico I, assegna ai Conti Guidi. Il documento confermava a Guido Guerra III la concessione della “terra Wilielminga che i figli di Uguccione di Pazzo detenevano in feudo dal Conte Guidi” e, di questa terra, Favilla e Faella facevano parte. Pur non avendo una precisa documentazione per attestare che anche la nostra località apparteneva ai Guidi, ma basandosi esclusivamente con quanto previsto dall’attestazione federiciana, possiamo affermare che probabilmente i da Quona, dietro concessione dei Conti, controllavano quei territori collocati lungo il corso del torrente Faella che da Pulicciano giungevano a Favilla e Faella. Come poi i da Quona abbiano riscattato o alienato eventuali quote delle due “tenute” non ci è dato di conoscere.
Intanto, alla pari delle altre popolazioni, anche Favilla si era dotata di propri rappresentanti comunitari. Dal “Libro di Montaperti” (11) emerge che nel 1260 il rettore di questo popolo era un certo Buono dei Falconi. Dallo stesso documento apprendiamo che la comunità si era impegnata nell’approvvigiona-mento a favore di Montalcino con due staia di grano. Invece Faella, con la sua promessa di quattro staia, dimostrava che gli equilibri si stavano lentamente modificando a suo favore: i rapporti, infatti, cominciavano a svilupparsi con maggiore intensità verso quei nuclei che non erano collocati sui poggi delle balze ma prudentemente avevano scelto i piccoli fondovalle alluvionali, mentre la progressiva decadenza cominciava a interessare gli agglomerati delle argillose colline dove l’instabilità del suolo rendeva difficile risiedere.
Abbiamo tracciato per grandi linee e probabilmente con molte imprecisioni le vicende di questo insediamento che alcuni ritrovamenti occasionali, avvenuti a metà degli anni settanta, hanno definitivamente collocato sulla riva destra del torrente Faella, sopra le caratteristiche “balze” che incorniciano l’abitato di Faella.
A completamento riportiamo lo studio antropologico relativo al ritrovamento “dei resti scheletrici umani d’epoca tardo medievale rinvenuti a Faella” del Prof. Marco Galeotti e Prof. Edoardo Pardini dell’Istituto di Antropologia dell’Università di Firenze.
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NOTE
1) G. Jeanguenin, “San Michele: il principe degli angeli”, E. Jaca Book SpA, Milano, 2003.
2) S. Pieri, “Toponomastica della Valle dell’Arno”, Roma, 1919.
3) G. Moroni, “Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni”, Venezia, 1846.
4) E. Repetti, “Dizionario geografico fisico e storico della Toscana”, vol. II, Firenze, 1835.
5) Archivio di Stato di Firenze, ”Diplomatico, S. Bartolomeo a Ripoli (Badia Vallombrosa)”, 1168 ott. (Cod.0005644).
6) G. Raspini, “Faella”, Fiesole, 1954
7) Territorio appartenente a un castello, anche castello abbandonato o in rovina.
8) Significato incerto, probabilmente, piccolo castello.
9) Casata detta dei “nipoti di Ranieri” dal nome del capostipite vissuto nell’XI secolo e consorti dei Firidolfi.
10) Lapo da Castiglionchio, nato nei primi del XIV secolo, apparteneva alla famiglia da Castiglionchio, ramo della stirpe da Quona in Valdisieve. Nell’”Epistola” da lui indirizzata al figlio Bernardo, sono riportate anche notizie riguardanti la genealogia dei da Quona. (v. “Epistola al figlio Bernardo”, a cura di L. Mehus, Corciolani e Colli, Bologna, 1753).
11) “Il libro di Montaparti”, a cura di C. Paoli, Documenti Storia Italiana, IX, Firenze, 1889.
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STUDIO ANTROPOLOGICO DEI RESTI SCHELETRICI UMANI D’EPOCA TARDO MEDIOEVALE RINVENUTI A FAELLA, PIANDISCO’ (AREZZO).
di MARCO GALEOTTI e EDOARDO PARDINI - Istituto di Antropologia dell’Università di Firenze
Premessa
Alcuni anni fa il Soprintendente alle Antichità di Etruria, Dott. G.MATZKE in seguito a segnalazione del ritrovamento di resti scheletrici umani invitò uno degli scriventi (E.PARDINI) a compiere un sopralluogo nei pressi di Faella in località Failla, dove appunto per il franamento di una balza (fenomeno assai comune per la natura del terreno) erano venuti alla luce vari resti scheletrici umani.
Dopo aver recuperato il materiale scheletrico portato a valle dalla frana, fu deciso di compiere un breve saggio per accertare l’origine del ritrovamento. Si iniziò così uno scavo perdurato alcuni giorni durante il quale fu riportato alla luce una recinzione muraria a secco costituita da due tratti murali confluenti fra loro quasi ad angolo retto, i quali misuravano in lunghezza rispettivamente m. 7,80 e m. 2,10, in larghezza m. 0,50 ed in altezza circa m. 0,40.
Questi muri a secco dettero l’impressione di essere le fondamenta di una costruzione e comunque di una recinzione per la maggior parte andata perduta nei tempi passati proprio a causa del fenomeno franoso a cui il terreno è particolarmente soggetto. Esternamente e solo esternamente a questi muri di cinta, nella piccola lingua di terra rimasta in posto fra la costruzione e la prospiciente voragine aperta dalla frana furono recuperati numerosi resti scheletrici umani non più in connessione anatomica, insieme a svariate porzioni di tegole, a frammenti di ceramica in parte tornita e in parte invetriata, a vari chiodi di ferro e ad alcuni piccoli anelli di cinture in ferro e in metallo.
In base alle caratteristiche del materiale fittile e di metallo ritrovato, gli esperti datarono il periodo di queste sepolture al tardo medioevo e , più precisamente, a verso il 1200-1300.
Del resto anche da notizie storiche si sa che nei pressi doveva sorgere un’antica chiesa dedicata a S.Michele che, per ragioni di staticità dovute alla natura franosa del terreno, venne soppressa dal Vescovo Tedice nel 1311.
Il materiale osteologico venuto alla luce è risultato molto frammentario e in parte anche eroso e benché non si prestasse ad uno studio organico approfondito sia per la sua incompletezza, sia per la sua eterogeneità, non è sembrato giusto tralasciarne lo studio antropologico proprio in considerazione del fatto che anche il più modesto contributo può giovare alla conoscenza delle caratteristiche fisiche delle popolazioni medievali così poco conosciute dal punto di vista antropologico.
Ma proprio in tono al carattere di modesto contributo che si vuole dare allo studio, il lavoro si limiterà all’essenziale presentando una breve descrizione del materiale, seguita da una ancor più breve sintesi sulle caratteristiche antropologiche che emergono dallo studio del materiale stesso. Alla fine saranno riportati i dati metrici raccolti relativi ai crani perché possano essere utili per eventuali raffronti e per future elaborazioni di sintesi.
Descrizione del materiale
Cranio 1 - Sesso maschile(?); età ^20anni.
Calva incompleta nella base e sul lato destro. Tutte le suture (manca la regione sfenobasilare) non sono obliterate; resta anche traccia della sutura metopica nel tratto iniziale e terminale. La fronte è piuttosto eretta con bozze frontali, leggero solco sull’ofrion, glabella e arcate sopracciliari abbastanza rilevate, margini sopraorbitari arrotondati, mastoide piccola ma robusta, linea nucale superiore rilevata. Forma dello pterion a H, ossicino petro-squamoso a sinistra.
Il cranio risulta: ovoide, dolicomorfo, mesocrano, camecrano, tapeinocrano, oligoencefalo.
Cranio 2 - Sesso femminile; età ^30 anni.
Calva incompleta nella base e nella volta cranica, con teca molto erosa, sature non obliterate, con qualche cenno di inizio di obliterazione all’obelion. La fronte è eretta con bozze frontali, e parietali, glabella e arcate sopraciliari non rilevate, margini sopraorbitali taglienti, mastoidi molto piccole, linea nucale superiore appena accennata. Forma pterica ad H, numerose ossa wormiane.
Il cranio risulta: ovoide, brachimorfo, mesocrano, ortocrano, tapeinocrano, aristencefalo.
Cranio 3 - Sesso maschile; età ^30 anni.
Calva con annessa parte del malare destro, mancante di parte della base e del frontale anteriormente e lateralmente a sinistra. Suture non obliterate eccetto un leggero inizio di obliterazione all’obelion, margino sopraorbitari arrotondati, mastoidi molto robuste, linea nucale superiore e protuberanza occipitale esterna rilevati. Forma dello pterion a H, alcune ossa wormiane.
Il cranio risulta: ellissoide, dolicomorfo, tapeinocrano.
Cranio 4 - Sesso (?); età (?)
Restano solo i parietali quasi integri.
Cranio 5 - Sesso maschile; età ^45 anni.
Calotta mancante di quasi tutto l’osso occipitale, alcuni tratti delle suture coronale e sagittale sono in via di completa obliterazione. Inclinazione frontale, glabella e arcate sopraciliari un poco prominenti, margini sopraorbitari arrotondati, notevole spessore della teca.
Il cranio risulta: ellissoide, creste temporali a sviluppo intermedio.
Cranio 6 - Sesso maschile; età ^35 anni.
Calva deformata post mortem sul lato destro, e mancante della base sempre sul lato destro. Satura sagittale obliterata all’obelion. Inclinazione frontale, glabella e arcate sopracciliari prominenti, margini sopraorbitari arrotondati, mastoidi piccole ma robuste, linea nucale superiore ben rilevata, notevole spessore della teca. Forma dello pterion a H.
Il cranio risulta: ellisso-ovoidale, dolicomorfo, dolicocrano, camecrano, tapeinocrano, metriometopo con creste parietali a sviluppo intermedio, euencefalo.
Cranio 7 - Sesso femminile (?); età 30 (?) anni.
Calva molto deformata, mancante della base, del frontale e temporale sinistro. Il tratto terminale della sutura sagittale è completamente obliterato. Teca molto sottile. Mastoide piccola e linea nucale superiore poco rilevata. Osso interparietale tripartito.
Cranio 8 - Sesso maschile; età ^50 anni.
Calotta con annesso temporale sinistro. Vasti tratti delle suture coronale sagittale e lambdoidea sono completamente obliterati. Inclinazione frontale con depressione sull’ofrion, glabella e arcate sopracciliari prominenti margini sopraorbitari arrotondati, mastoide robusta, linea nucale superiore pronunciata.
Il cranio risulta: ellissoide, dolicomorfo, mesocrano, ipsicrano, metriocrano, metriometopo, aristencefalo.
Cranio 9 - Sesso maschile; età ^25 anni.
Calotta molto erosa con annesse ossa temporali. Le suture appaiono non obliterate. Fronte piuttosto eretta con bozze frontali, glabella e arcate sopracciliari abbastanza prominenti, mastoidi di media grandezza, linea nucale superiore evidente.
Il cranio risulta: ovoide, dolicomorfo, dolicocrano, ortocrano, metriocrano, eurimetopo, con creste temporali a sviluppo intermedio, euencefalo.
Cranio 10 - Sesso (?); età ^ 12 anni.
I mascellari superiori privi del processo frontale. Restano in sito i molari della dentatura decidua, e i primi molari della dentatura permanente mentre i canini sono in via di eruzione. L’arcata alveolare risulta brachiuranica e il palato brachistafilino.
Cranio 11 - Sesso maschile; età ^50 anni.
Calotta molto incompleta anteriormente e sul lato destro. Le suture coronale, sagittale e lambdoidea sono in avanzato stato di obliterazione. La linea nucale superiore e la protubenza occipitale esterna sono molto rilevate, lo spessore della teca è discreto.
Cranio 12 - Sesso femminile; età ^20 anni.
Calvario mancante di tutta la base, dei temporali e dell’occipitale. Le suture non sono obliterate. La fronte è piuttosto eretta con bozze frontali, la glabella è leggermente accennata.
Il cranio risulta: ellisso-ovoidale, metriometopo con sviluppo intermedio delle creste temporali, cameconco, camerrino, brachiuranico.
Cranio 13 - Sesso maschile; età ^50 anni.
Calotta priva di tutto il frontale e di parte del temporale destro. Le suture sagittale e lambdoidea sono quasi completamente obliterate. Mastoide robusta, linea nucale superiore rilevata, forte spessore della teca, presenza di alcune ossa wormiane.
Cranio 14 - Sesso maschile; età ^40 anni.
Calotta molto incompleta lateralmente e anteriormente. La sutura sagittale è obliterata quasi del tutto, e inizi di obliterazione interessano anche le sature coronale e lambdoidea. Occipite molto prominente, linea nucale superiore forte e spessore della teca discreto.
Cranio 15 - Sesso maschile; età 30-35 anni.
Calotta priva di tutto il frontale e del temporale sinistro. La sutura sagittale è completamente obliterata nel tratto obelico. Mastoide massiccia, linea nucale superiore forte, spessore della teca discreto. Varie ossa wormiane lungo la lombdoidea e ossicino petro-squamoso a destra.
Cranio 16 - Sesso (?); età ^18 anni.
I mascellari superiori ridotti ai soli processi alveolari. Restano in sito i primi e secondi molari, i premolari e il canino destro; la dentatura appare non usurata, l’arcata alveolare risulta brachiuranica e il palato brachistafilino.
Cranio 17 - Sesso femminile; età ^20 anni.
Calotta molto incompleta e deformata post mortem. Le suture non sono obliterate. Fronte eretta e bombata con bozze frontali. Glabella e arcate sopracciliari non rilevate, margini sopraorbitari taglienti, spessore della teca non molto forte.
Cranio 18 - Sesso maschile; età 35 anni.
Osso frontale con annessi parte dei parietali e del molare destro. Alcuni tratti della sutura coronale si presentano in via di obliterazione. Forte depressione sullo ofrion con notevole sviluppo della glabella e delle arcate sopracciliari. Creste temporali a sviluppo intermedio.
Cranio 19 - Sesso maschile; età ^20 anni.
Calva molto incompleta per la mancanza di quasi tutta la base, di parte del frontale anteriormente e di parte del parietale destro supero-lateralmente. Le suture sono beanti. Mastoidi di media grandezza, protubenza occipitale esterna e linea nucale superiore prominenti, discreto spessore della teca. Alcune ossa wormiane lungo la sutura lomboidea. Forma ovoide del contorno cranico nella norma superiore.
Cranio 20 - Sesso femminile; età oltre i 60 anni.
Calva incompleta nella base. Suture completamente obliterate tranne la occipito-mastoidea, notevole riassorbimento senile a livello dell’obelion. Fronte eretta e bombata, glabella e arcate sopracciliari appena accennate, margini sopraorbitari taglienti, mastoidi piccole, linea nucale superiore evidente. Forma pterica ad H.
Il cranio risulta: ovoide, dolicomorfo, dolicocrano, camecrano, tapeinocrano, eurimetopo con creste temporali a sviluppo intermedio, esencefalo.
Cranio 21 - Sesso femminile; età ^20 anni.
Calva un poco incompleta sul lato destro. Suture eccetto la sfenobasilare non obliterate. Fronte eretta con bozze frontali, glabella e arcate sopracciliari appena accennate, margini sopraorbitari taglienti, mastoidi piccole, linea nucale superiore poco rilevata, forma dello pterion ad H e permanenza della sutura metopica nel tratto terminale.
Il cranio risulta: ellissoide, mesocrano, ipsicrano, metriocrano, euencefalo.
Cranio 22 - Sesso maschile; età ^40 anni.
Calva mancante di gran parte della base. Suture non obliterate eccetto il tratto obelico della sagittale. Inclinazione frontale, glabella e arcate sopracciliari ben pronunciate, margini sopraorbitari arrotondati, mastoidi robuste, linea nucale superiore evidente. Forma pterica ad H.
Il cranio risulta: ellissoide, dolicomorfo, iperdolicocrano, ipsicrano, acrocrano, eurimetopo con creste temporali a sviluppo intermedio, aristencefalo.
Cranio 23 - Sesso maschile; età ^35 anni.
Calva mancante di parte della base, deformata post mortem lateralmente. Suture obliterate; tuttavia il tratto obelico della sagittale ed alcuni tratti della coronale si presentano in via di obliterazione. Inclinazione frontale, discreto solco sull’ofrion, glabella e arcata sopracciliari prominenti, margini sopraorbitari arrotondati, mastoidi robuste, linea nucale superiore pronunciata. Forma pterica ad H.
Il cranio risulta: ovoide stretto, dolicomorfo, iperdolicocrano, camecrano, tapeinocrano, metriometopo con creste temporali a sviluppo intermedio, oligoencefalo.
Cranio 24 - Sesso maschile; età ^25 anni (?)
Calotta costituita dai due parietali e l’occipitale incompleti. Suture sagittale e lambdoidea non obliterate, spessore della teca discreto, linea nucale superiore modesta.
Cranio 25 - Sesso maschile (?); età (?).
Un parietale sinistro e un mezzo frontale. Arcata sopracciliare rilevata, margine sopraorbitario arrotondato, discreto spesso della teca.
Cranio 26 - Sesso femminile; età (?).
Mezzo frontale. Fronte eretta, glabella e arcata sopracciliare appena accennate, margine sopraorbitario tagliente, spessore della teca sottile.
Cranio 27 - Sesso femminile (?); età (?).
Un frontale incompleto. Fronte eretta, glabella e arcate sopracciliari appena accennate, margini sopraorbitari taglienti, spessore della teca modesto.
Cranio 28 - Sesso femminile (?); età 20 (?) anni.
Squama dell’osso occipitale con annesse parti dei parietali. Le suture sagittale e lambdoidea non sono obliterate.
Cranio 29 - Sesso maschile; età 25 (?) anni.
Calotta molto incompleta costituita dai parietali con annessa parte del frontale. Suture coronale e sagittale non obliterate, spessore della teca notevole.
Cranio 30 - Sesso femminile; età (?).
Mezzo frontale di individuo non adulto. Fronte eretta con bozze frontali, modesto spessore della teca.
Scheletro Post-Craniale
Dello scheletro post-craniale restano numerosi elementi ma quasi tutti sono incompleti e frammentari. Ci limiteremo ad indicare il numero e lo stato di conservazione delle ossa lunghe più importanti:
Omeri: trentotto omeri dei quali uno solo intero, quasi tutti mancanti dell’epifisi superiore e molti ridotti alla sola diafisi.
Radi: diciotto radi dei quali soltanto quattro quasi completi e gli altri ridotti per lo più alla sola diafisi.
Ulne: dodici ulne di cui nessuna completa e quasi tutte mancanti dell’epifisi distale.
Femori: cinquanta femori di cui nove quasi completi e i restanti mancanti di una delle due epifisi.
Tibie: ventisette tibie di cui sette quasi complete e le altre prive di una o di tutte e due le epifisi.
Fibule: ventidue fibule per lo più ridotte alla sola diafisi.
Considerazioni conclusive
Al termine dell’esame analitico dei singoli reperti, basandoci sui valori dei dati metrici e morfometrici raccolti si può tentare una breve sintesi delle caratteristiche antropologiche che sono emerse dallo studio di questi inumati.
La popolazione che questi resti umani rappresentano può essere definita dolicocrana, ortocrana, metriocrana, eurimetopa, euencefala: cioè caratterizzata da testa piuttosto lunga, mediamente larga e alta, con fronte larga e capacità cranica media. Però si nota subito una notevole variabilità nei caratteri suddetti.
Infatti l’indice cranico orizzontale ha valore medio di 73,98 con campo di variabilità compreso fra i valori di 66,7 e 78,9: ad indicare una oscillazione che va dall’iperdolicocrania alla mesocrania.
L’indice vertico-longitudinale presenta un valore medio pari a 59,94 con campo di variabilità compreso fra i valori di 51,5 e 66,7: oscillando quindi dalla camecrania alla ipsicrania. L’indice vertico-trasversale ha un valore medio di 80,62 con campo di variabilità compreso fra i valori di 73,9 e 96,1: variando quindi dalla tapeinocrania alla acrocrania. L’indice fronto-parietale presenta un valore medio di 69,1 con campo di variabilità compreso fra i valori di 66,7 e 71,3: indicando metrio e eurimetopia. La stessa capacità cranica oscilla dalla oligoencefalia alla aristencefalia.
L’unico elemento adulto su cui è stato possibile raccogliere dati riguardanti lo splancnocranio risulta ad orbita bassa con naso e arcata alveolare larga (cameconchia, camerrinia, brachiurania).
Nei caratteri antropologici dello scheletro post-craniale si rileva la medesima variabilità riscontrata sul materiale cranico.
L’indice di platolenia ulnare ha un valore medio di eurolenia pari a 87,65 con campo di variabilità compreso fra i valori di 79,2 e 95,4 così da includere anche la platolenia. L’indice di robustezza del femore ha un valore medio pari a 19,67 con campo di variazione compreso fra i valori di 18,3 e 20,3: a segnalare grosso modo una robustezza media. L’indice pilastrico ha un valore medio di 105,16 con campo di variazione compreso fra i valori di 85,2 e 126,1; si va quindi da una completa assenza di pilastro a un pilastro molto forte, ma realizzando una media pilastro debole.
L’indice di platimeria presenta un valore medio di 82,21 con campo di variabilità compreso fra i valori di 68,7 e 100,0: mostrando un’oscillazione tra la iperplatimeria e la stenomeria, con media platimerica.
L’indice cnemico ha un valore medio di 74,53 con campo di variabilità compreso fra i valori di 54,5 e 90,3; indicando quindi una variazione dalla platicnemia alla euricnemia con media euricnemica.
La statura infine, calcolata con le formule di Dupertuis e Hadden, dà un valore medio sui 165 cm., con oscillazioni comprese fra 159 e 170 cm.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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OLIVIER G., 1960, Pratique Anthropologique, Vigot, Paris.
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ROSSI U.M., PARDINI E.,1977, Gli inumati di piazza della Signoria (Firenze), “Archivio per l’Antropologia e la Etnologia”, Firenze, 107, 391-412.
RIASSUNTO
Gli Autori presentano lo studio antropologico di alcuni resti scheletrici umani d’epoca tardo medioevale rinvenuti nei pressi di una antica chiesa a Faella, Piandiscò (Arezzo).
Le caratteristiche antropologiche risultano molto variabili facendo pensare che la popolazione rappresentata da questi resti scheletrici doveva essere assai eterogenea.
SUMMARY
The Authors present the antrhopological study of some human skeletal remains of late Middle Ages period found near an ancient church at Faella, Piandiscò (Arezzo).
The anthropological characteristics result very variable and let us think that the population represented by these skeletal remains must have been very heterogeneous.
MARCO GALEOTTI
EDOARDO PARDINI
Istituto di Antropologia dell’Università di Firenze
QUADERNI DI SCIENZA ANTROPOLOGICHE 2, Padova 1979, pp. 66-82