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I TABERNACOLI DIPINTI
Nella pittura sono molte le opere antiche sopravvissute all’interno di chiese, monasteri, oratori ed edifici privati che hanno permesso analisi e interpretazioni delle medesime espressioni artistiche e dei loro autori, arrivando così a comprendere il loro aspetto originario e il loro contesto. Non è invece così per quanto riguarda la pittura murale collocata all’esterno degli edifici, religiosi, pubblici e privati. Oggi a causa delle trasformazioni avvenute attraverso i secoli, di queste opere ben poco rimane. Nella maggior parte dei casi restano solo esemplari isolati e casuali. Se vogliamo immaginare le caratteristiche e l’estensione di questo tipo di pitture, che fu ricchissimo attraverso i tempi, dobbiamo ricorrere, quasi esclusivamente alle fonti letterarie. Nella Firenze del XV e XVI secolo, lo sfondo architettonico uniforme e neutro, per non dire squallido di alcune parti della città, era ravvivato e impreziosito da pitture murali, grandi e piccole, tabernacoli e vari rilievi in cotto invetriato. Questo susseguirsi e alternarsi d’immagini e di colori non scaturiva soltanto dalla piacevolezza del colore ma anche dall’esigenza visiva (per noi forse incomprensibile) da parte di una collettività in cui l’immagine e i suoi contenuti non erano stati ancora tradotti in testi scritti. Queste pitture erano collocate sulle facciate delle chiese, dei conventi, degli ospedali. Riproducevano figure del santo patrono o di altri santi. Oppure esprimevano, o commemoravano, episodi accaduti. Le vie erano anch’esse decorate da pitture, di carattere religioso, realizzate sui muri degli edifici privati. La caratteristica principale delle pitture esterne, sempre a carattere devozionale, collocate in tutte le strade della città e anche al di fuori era, sicuramente, quella dei tabernacoli dipinti. Alcune di queste strutture resistono tutt’oggi, sia pure danneggiate e con immagini sbiadite o ridipinte, ma sufficienti a farci comprendere l’impatto originario della pittura esterna durante il Rinascimento. Al di là dell’origine delle antiche edicole risalenti a tempi remoti, molti storici e urbanisti sono concordi nel ritenere che il motivo primario che ha fatto scaturire la nascita dei tabernacoli sia dovuto alle prediche di S. Pietro Martire. In seguito, durante la pestilenza del XIV secolo, furono costruite con maggiore frequenza. Nel XV e XVI secolo continuarono le opportunità per nuove edicole, con l’aggiunta di quelle scolpite a rilievo. Nei dintorni più o meno lontani da Firenze, i tabernacoli furono edificati all’ingresso di conventi o di tenute, agli incroci delle vie assumendo, spesso, la forma di cappelle campestri. Occorre attendere il ‘900 per ottenere l’attenzione degli studiosi per il recupero di queste opere. Solo da quel momento, gli esemplari ritenuti di maggiore interesse, furono protetti per garantirne la conservazione. Lo storico dell’arte M. Wackernagel ci fornisce un elenco (1), risalente al 1938, di alcuni tabernacoli particolarmente interessanti o realizzati dagli artisti più importanti: Tabernacoli della Prima metà del Quattrocento 1 – Firenze, piazza S.Maria Novella, angolo via della Scala, “Madonna in trono” dipinta da Francesco Fiorentino nel 1420. 2 – Firenze, Via Serragli, angolo via S.Monaca, “Madonna con santi” attribuita a Lorenzo di Bicci, 1427 circa. 3 – Firenze, piazza del Carmine, angolo via de’ Leoni, “Madonna con due arcangeli”, autore ignoto, 1450 circa. 4 – Località Castello (Sesto Fiorentino), “Annunciazione con due santi”, attribuito a Paolo di Stefano, 1430-1450. 5 – Firenze, via del Campanile, “Vergine in trono con G.Battista e Antonio Abate”, bottega del Verrocchio, 1450 circa. 6 – Località Campanuccia (Lastra a Signa), Tabernacolo di Neri di Bicci, realizzato nel 1453. 7 – Londra, National Gallery, “Tabernacolo della Madonna”, realizzato nel 1455 circa da Domenico Veneziano. Trattasi dell’affresco che si trovava nel tabernacolo collocato nei pressi dell’attuale Via de’ Rondinelli a Firenze e meglio conosciuto come “Tabernacolo dei Carnesecchi” dal nome dei committenti. 8 – Firenze, via Ricasoli, “Tabernacolo delle 5 lampade”. Con due affreschi di epoche diverse. Il primo del pittore trecentesco Lippo di Benivieni, mentre l’altro di Cosimo Rosselli realizzato nel 1460 circa. Tabernacoli del Tardo Quattrocento 1 – Firenze, via Cavour, angolo piazza S.Marco, “Madonna dinanzi a un trono con due angeli”, realizzato da Gherardo di Giovanni nel 1480 circa. 2 – Castelfiorentino (Firenze), Museo Gozzoli ,“Madonna della Tosse”, affresco staccato del tabernacolo realizzato da Benozzo Gozzoli nel 1484 circa. 3 – Firenze, via de’ Preti, angolo via Caldaie, tabernacolo nello stile di Filippino Lippi, 1495 circa. 4 – Prato, Museo Civico, “Madonna e santi”, opera relizzata nel 1498 da Filippino Lippi. Era collocata in un tabernacolo all’angolo di Via S.Margherita a Prato. Fu distrutto nel 1944 durante l’ultima guerra e ricomposto nel 1946. 5 – Firenze, Lungarno Soderini, incrocio Mura S.Rosa, “Pietà”, opera di Davide Ghirlandaio realizzata nel 1500 circa. Durante il Rinascimento quasi tutti i più importanti artisti parteciparono alla realizzazione dei tabernacoli: 1 – Del Franciabigio esistevano due tabernacoli, uno a Rovezzano (Firenze) e l’altro della “Congregazione di S.Giobbe” all’Annunziata di Firenze. 2 – Raffaellino del Garbo dipinse il tabernacolo subito dopo il Ponte alla Carraia, all’inizio di via Serragli, a Firenze. Venne completamente ridipinto nel XVIII secolo. 3 – Andrea del Sarto realizzò, a Firenze, molti tabernacoli tra i quali: "Annunciazione”, collocato nei pressi di Orsanmichele; “Madonna con S.Giovannino”, vicino a Porta Pinti; “Madonna”, a Porta San Gallo. 4 – Firenze, via dell’Agnolo, attribuito alla scuola di Andrea del Sarto. 5 – Ridolfo del Ghirlandaio realizzò, nel 1519, un tabernacolo in via Senese a Firenze, con la “Madonna delle Rose”. Vicino a S.Maria Novella dipinse una “Madonna con due santi e i ritratti dei figli del committente”. 6 – Domenico Puligo nel 1526 dipinse a Firenze, all’angolo di via S.Zanobi e via delle Ruote, il tabernacolo delle “Nozze di S.Caterina d’Alessandria” con le armi della committente Compagnia del Bigallo. 7 – Narra il Vasari che il Pontormo, in età giovanile, affrescò molte edicole per i dintorni di Firenze. (RC) (1)- M. Wackernagel, “Il mondo degli artisti nel Rinascimento fiorentino. Committenti, botteghe e mercato dell'arte”, Carocci, Roma, 2001. |