RICERCHE
ROBERTO CELLAI
L'ARCHITETTURA RURALE DEL VALDARNO Il processo compositivo delle dimore rurali della Toscana inizia nel XIII secolo e termina nella seconda metà del XVIII. Tuttavia è nella metà del XVI secolo che si avverte una maggior consapevolezza architettonica nella realizzazione delle strutture agricole. Molti conoscitori individuano nel Granduca Cosimo I, tramite il suo architetto Bernardo Buontalenti, il fautore di questa “coscienza architettonica”. Il dominio lorenese del XVIII secolo, invece, coincide con il momento di maggiore sviluppo costruttivo delle aziende agricole e il relativo affermarsi di un’architettura “colonica” anche nel Valdarno. L’aspetto più noto e indicativo degli edifici della zona, è costituito dalla loro realizzazione che s’ispira alle forme architettoniche del Rinascimento toscano. Guido Morozzi, nei suoi studi,(1) individua i tre prototipi architettonici cui le case coloniche valdarnesi si richiamano: dal Palazzo Pretorio di San Giovanni Valdarno (XIII secolo) desumono il porticato e la loggia che sono sovrapposti e sviluppati nella facciata dell’edificio. In altri progetti il suggerimento proviene dalla Villa delle Falle presso Compiobbi (XVI secolo), da cui deriva la parte anteriore con tre logge ad arco sovrapposte. Infine, altri caseggiati, riprendono dalla Villa della Fattoria di Mandri presso Reggello (XVII secolo), il motivo delle torrette a sopraelevazione ai limiti della facciata. La planimetria della casa “leopoldina” valdarnese è circoscritta in un elementare quadrato o rettangolo, dove gli ambienti lavorativi, stalle e magazzini, sono collocati al piano terreno, mentre i vani abitativi, con l’ampia cucina, sono al primo piano. Dal porticato principale si accede, tramite una scala, al ballatoio superiore coperto da un loggiato con aperture ad archi che variano da un minimo di due, fino a occupare tutta la facciata principale. Il tetto è sempre sormontato dalla colombaia centrale o da due torrette laterali. Rari esempi di case coloniche locali si distaccano da queste caratteristiche che, comunque, s’ispirano sempre agli edifici del pieno Rinascimento. Fino all’abbandono dei terreni agricoli degli anni sessanta del Novecento, tutto il territorio del Valdarno era costellato da questi edifici ancora funzionali, collocati sia nei poderi ubicati presso l’Arno, sia in quelli di collina e lungo le principali strade di campagna, come la Setteponti. Purtroppo la loro conservazione è stata spesso inadeguata, finendo per sfociare in un progressivo degrado che ha cancellato l’antico fascino. Oggi, esistono anche felici casi di recupero e di trasformazione di queste dimore in pregevoli ville, ma comunque il decadimento, unito alla scarsa sensibilità da parte di chi avrebbe dovuto salvaguardare il patrimonio ambientale, hanno causato la loro definitiva deturpazione: come per l’esempio di Faella (Arezzo), dove alcuni particolari esemplari sono stati snaturati da antiestetiche strutture edilizie, costruite proprio a ridosso. Le case “coloniche” e le “padronali” Nelle tavole a fianco sono rappresentati alcuni esemplari di case coloniche e padronali, presenti sulla strada dei Setteponti e nel fondovalle. Sono comunque molti gli edifici rurali, importanti e caratteristici, sparsi nelle campagne del Valdarno. 1 - FATTORIA VILLA A MANDRI – REGGELLO La Villa a Mandri, sulla strada dei Setteponti, fu ristrutturata nel 1666, sull’impianto di un edificio del XV secolo. L’immobile, appartenuto a un ramo collaterale della famiglia dei Medici,(2) nel XVII secolo fu rielaborato con modifiche alla facciata, l’aggiunta della scala frontale (oggi non più esistente) e la costruzione delle due torri laterali. Come già ricordato, la costruzione è ritenuta uno dei primi esemplari di manufatto da cui scaturì, nel XVIII secolo, l’elaborazione dell’architettura rurale della Toscana, soprattutto nel Valdarno. Le torri frontali a sopraelevazione sono state, quindi, l’ispirazione verso la “perfetta simmetria e giusta proporzione”(3) di strutture basate sul rapporto di orizzontalità dell’abitazione e la verticalità delle colombaie. 2 - FATTORIA DI CASAMORA – PIAN DI SCO’ Casamora è una fattoria con villa settecentesca. Individuata dal ricercatore Paolo Piccardi come proprietà del notaio Ser Mora Mannozzi da Montecarelli vissuto nel XV secolo. L’edificio, di rilevanza storica e architettonica, è dotato di un parco ricco di essenze botaniche. 3 - COLONICA CERTIGNANO, CASTELFRANCO DI SOPRA Tipica “leopoldina” (secolo XIX) situata sulla strada dei Setteponti. La costruzione contiene le caratteristiche strutturali della casa colonica a due piani, con due torri colombaie e loggiato a pianterreno e primo piano. 4 - FATTORIA POGGITAZZI – TERRANUOVA BRACCIOLINI La fattoria di Poggitazzi è ricordata come fortificazione della famiglia Pazzi. Ceduta nel 1288 ai fiorentini,(4) fu affidata al notaio Maffeo da Sommaja de’ Libri. Ristrutturata nel 1300 e nel 1489, la parte centrale fu forse edificata nel XVIII secolo. La struttura, adesso, è costituita da tre corpi principali collegati da sotterranei. All’esterno due giardini. 5 - CASA RONTA – LORO CIUFFENNA Elencata nel XVIII secolo tra i beni di Niccolò Libri di Fi-renze,(5) l’architettura abitativa è caratterizzata da un log-giato al piano superiore con due aperture rettangolari (una terza apertura è chiusa da un muro a sopramattone) e a pianterreno da un porticato con tre arcate (di cui una cieca). 6 - CASA CORBINAIA – FAELLA Interessante costruzione che ripresenta l’impronta essenziale della casa “colonica” toscana del XVIII secolo. Dominata da due torri colombaie, la facciata principale è occupata da due loggiati: uno con tre archi a tutto sesto a pianterreno e l’altro, con tre archi ribassati, al piano superiore. Sotto l’arco centrale del ballatoio, una pietra scolpita ricorda la sua storia: Marianna del Senator Marchese Cav. Anton Franc.o Acciaioli Toriglioni fece dai fondamenti tutta questa fabbrica compreso il forno e capanna. AD: MDCCLXXXVI. 7 - CASA SPECCHIANO – TERRANUOVA BRACCIOLINI La facciata, d’impostazione classica, della casa Specchiano a Terranuova Bracciolini, presenta una sola torre centrale. Ha una serie di archi con pilastri a pianterreno e un loggiato sorretto da colonnine al piano superiore. Rivela una struttura architettonica che segue canoni di epoche più antiche rispetto al tradizionale periodo cui risalgono le coloniche valdarnesi. L’edificio appartenne alla famiglia dei Concini. NOTE (1)G. MOROZZI, “Architettura colonica in Valdarno”, in “Le vie d’Italia”, T.C.I., Milano, 1942. (2) L. ROMBAI, “Le Strade provinciali di Firenze: geografia, storia e toponomastica”, L.S. Olslchki, Firenze, 1992, Vol.I. (3) G. MOROZZI, “Architettura colonica in Valdarno”, cit. (4) E. REPETTI, “Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana”, Firenze, 1841,Vol.4. (5) G. TROTTA, “Fra il Resco ed il Ciuffenna”, C. Pluriservizi, S. Giovanni V.no (Ar), 2000. |