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LA FONTE GAIA DI JACOPO DELLA QUERCIA
Storia e restauro di un capolavoro dell’arte senese a cura di Sara Dei e Enrico Toti La Fonte Gaia di Jacopo della Quercia racconta la storia e il restauro di uno dei monumenti più significativi e rappresentativi dell’arte senese. Esempio di un felice connubio tra dimensione artistica e funzione pubblica, quella della Fonte Gaia è una storia in cui le vicende artistiche si intrecciano con i principali eventi della città, intrattenendo un dialogo costante con il cuore di Siena e con i suoi palazzi. Come ha ricordato Cristina Acidini “la Fonte Gaia ha svolto nella sua storia plurisecolare molteplici funzioni: rifornire d’acqua i cittadini nel cuore della piazza principale, grazie a un complesso sistema sotterraneo di “bottini”; esprimere l’orgoglio senese per la discendenza romana con le sculture di Jacopo della Quercia; significare il rispetto delle Virtù e la devozione per la Madonna; rappresentare uno dei vertici dell’arte del primo Rinascimento toscano, negli anni in cui la scultura toccava o si apprestava a toccare con Ghiberti, Brunelleschi, Donatello, Luca della Robbia, primati di qualità che raramente aveva raggiunto dopo la scomparsa dell’antica epoca classica”. Le vicende legate ai lavori di restauro della Fonte di Jacopo della Quercia, così come la sua storia, rappresentano una storia appassionante e di grande interesse, ma al tempo stesso complessa e tormentata e sono puntualmente ripercorse in questo libro grazie allo studio di Gabbrielli, alle ricerche della giovane storica dell’arte Sara Dei e a quelle di altri autorevoli studiosi. Il volume si avvale infatti anche di una breve biografia dello scultore tracciata da Laura Cavazzini, nonché di un’acuta riflessione storico-politica di Duccio Balestracci sui motivi che indussero i governanti senesi all’edificazione di un monumento dalla “robusta valenza massmediatica”, in modo da poter mettere “le virtù in Piazza” e impreziosire il Campo. Testi di Enrico Toti, Laura Cavazzini, Duccio Balestracci, Sara Dei, Fabio Gabbrielli, Massimo Ferretti, Stefano Landi, Daniela Manna, Anne-Katrin Potthoff, Carlo Lalli, Andrea Cagnini, Natalia Cavalca, Federica Innocenti, Giancarlo Lanterna, Simone Porcinai, Maria Rizzi. Arte senese/ La Fonte Gaia, in un libro vent’anni di restauri Uno dei massimi monumenti civici senesi torna all’antico splendore: dopo più di vent’anni di lavori la Fonte Gaia, che Jacopo della Quercia scolpì tra il 1409 e il 1419, è stata restaurata ed esposta nel complesso museale di Santa Maria della Scala, in un allestimento dove i marmi originali sono affiancati ai calchi tratti dalla fonte quattrocentesca e ai modelli in gesso della copia che Tito Sarrocchi realizzò nel 1869. Gli interventi di recupero del monumento, assieme alle appassionanti vicende della sua storia plurisecolare, sono ripercorsi nel volume ricco di immagini a colori “La Fonte Gaia di Jacopo della Quercia. Storia e restauro di un capolavoro dell’arte senese” (Polistampa, pp. 208, euro 36,00), a cura di Sara Dei ed Enrico Toti. La Fonte Gaia venne ultimata nel 1419, a poco più di dieci anni dall’avvio del progetto di Jacopo della Quercia. Simbolo civico fortissimo, rappresentava una sorta di cornice ideale a quel bene prezioso che per qualsiasi città, specie se collinare, era l’acqua. La fonte, posta in mezzo al Campo, era decorata con i rilievi della Madonna (protettrice della città) e affiancata dalle Virtù, indispensabili ispiratrici del Buon governo. Il debole materiale impiegato per la sua realizzazione – marmo della Montagnola senese – e la vita quotidiana che si svolgeva sulla piazza hanno fortemente contribuito al degrado materiale della fonte. Uno dei traumi maggiori fu inferto da chi, nel 1743, per vedere meglio lo svolgimento del Palio, si arrampicò su una delle due sculture a tutto tondo (Rea Silvia), mandandola in pezzi e rimanendone vittima. Nel 1859 fu deciso di sostituire la fonte di Jacopo con una copia realizzata nel più duraturo marmo di Carrara, commissionata allo scultore purista senese Tito Sarrocchi (1824-1900). Il monumento, che si può ancora oggi ammirare nel Campo, fu inaugurato solo dieci anni più tardi e fu protetto da una cancellata dell’architetto Giuseppe Partini. Nel 1904, in occasione della mostra dell’Antica Arte Senese, i resti di quella che era stata una delle maggiori ragioni di orgoglio municipale vennero invece riordinati nella Loggia dei Nove di Palazzo Pubblico, dove rimasero fino al 1989 quando iniziarono le prime fasi del loro recupero. Come ricorda Cristina Acidini nell’introduzione al volume: “la Fonte Gaia ha svolto nella sua storia plurisecolare molteplici funzioni: rifornire d’acqua i cittadini nel cuore della piazza principale; significare il rispetto delle Virtù e la devozione per la Madonna; rappresentare uno dei vertici dell’arte del primo Rinascimento toscano, negli anni in cui la scultura toccava o si apprestava a toccare con Ghiberti, Brunelleschi, Donatello, Luca della Robbia, primati di qualità che raramente aveva raggiunto dopo la scomparsa dell’antica epoca classica”. Gherardo Del Lungo |
“LA FONTE GAIA DI JACOPO DELLA QUERCIA” a cura di S. DEI e E. TOTI Editore: Edizioni Polistampa Dati: 2011, p. 208 |