Poesia & Poeti
Andrea Zanzotto
Andrea Zanzotto (1921-2011) é considerato un grande maestro della poesia del Novecento.
Esordì nel 1951 con “Dietro il paesaggio”. Seguirono: ”Elegia e altri versi” (1954), “”Vocativo” (1957), ”IX Ecloghe” (1962), ”La Beltà” (1968), ”Gli sguardi, i fatti e senhal” (1969), ”Pasque” (1973), ”Filò. Per il Casanova di Fellini” (1976), “Il Galateo in bosco” (1978), “Fosfeni” (1983), “Meteo” (1996) “Sovrimpressioni” (2001), “Conglomerati” (2009).
Nella poesia di Zanzotto, l’ironia, la ricerca linguistica e la raffinata espressione dialettale, amalgamandosi “alle problematiche del tecnologico e caotico mondo moderno”, aprono le porte a un modo nuovo di poetare.
Andrea Zanzotto (1921-2011) é considerato un grande maestro della poesia del Novecento.
Esordì nel 1951 con “Dietro il paesaggio”. Seguirono: ”Elegia e altri versi” (1954), “”Vocativo” (1957), ”IX Ecloghe” (1962), ”La Beltà” (1968), ”Gli sguardi, i fatti e senhal” (1969), ”Pasque” (1973), ”Filò. Per il Casanova di Fellini” (1976), “Il Galateo in bosco” (1978), “Fosfeni” (1983), “Meteo” (1996) “Sovrimpressioni” (2001), “Conglomerati” (2009).
Nella poesia di Zanzotto, l’ironia, la ricerca linguistica e la raffinata espressione dialettale, amalgamandosi “alle problematiche del tecnologico e caotico mondo moderno”, aprono le porte a un modo nuovo di poetare.
MAESTRI LE PASSIONI, IL NODO DELLO STILE, IL RAPPORTO CON LA FOLLIA: ANDREA ZANZOTTO SI RACCONTA, CONFESSIONI
La poesia ha sempre una funzione civile (anche se è nascosta) Una video-intervista allo scrittore proiettata oggi nell'ambito delle celebrazioni per Mario Tobino. Questi brani del poeta Andrea Zanzotto sono tratti da una video-intervista intitolata «Ferita e farmaco» curata da Laura Barile e Francesco Carbognin. L' incontro è stato realizzato il 9 ottobre a Pieve di Soligo, il paese di Zanzotto, e sarà proiettato oggi durante la seconda giornata del convegno «Il turbamento e la scrittura» (Palazzo Ducale, Lucca). Il convegno, a cura di Giulio Ferroni, inaugura le celebrazioni del centenario della nascita di Mario Tobino, lo scrittore toscano morto nel 1991. Tra gli studiosi, gli scrittori e i poeti che interverranno: Antonella Anedda, Alfonso Berardinelli, Eugenio Borgna, Marosia Castaldi, Milo De Angelis, Salvatore Ferlita, Raffaele Manica, Guido Paduano, Domenica Perrone. Il convegno è organizzato dalla Fondazione Tobino, nata nel 2006 e presieduta da Andrea Tagliasacchi. Sempre a Palazzo Ducale di Lucca, resterà aperta fino al 14 dicembre la mostra «Il turbamento curato», in cui vengono esposti strumenti medici e oggetti scientifici dell'Ospedale Psichiatrico di Maggiano, il più antico manicomio italiano, diretto dallo scrittore-psichiatra Tobino per tanti anni. Direi che, per me, anche per le vicissitudini scombinate della mia vita, l'idea del manque, della richiesta senza risposta, è stata fin dai primi anni presente. Perché nella mia primissima giovinezza soffrivo di disturbi pesanti: si trattava di semplici allergie, però molto gravi. Questo fatto era da me interpretato in questi termini: «Magari ho la tubercolosi...» - visto che in quei tempi ce l'avevano in molti. E con questa idea sottintesa, mi sentivo... staccato dalla realtà, come uno che «durerà poco». Questo profondo senso di incertezza e di manque ha rappresentato fin dall'inizio, per me, una presenza sempre incombente. Con l'andare del tempo è andato attenuandosi, ma quell' esperienza rimaneva (...). In certi momenti poteva manifestarsi come depressione; in altri, come uno stato ansioso. In altri ancora assumeva la forma di una ricerca febbrile (...). Era disponibile, per via di questa alternanza psichica, una tastiera di atteggiamenti mentali che mi portava a collocarmi, nello scrivere, in varie posizioni. E lo stile appariva sempre come un fatto necessario: un fatto necessario nel senso che nessuna cosa poteva aver valore, anche minimo, se non giungeva a condensarsi in un certo stile. Io non ricercavo lo stile; ma sentivo che, quando pensavo o scrivevo, lo stile si formava da sé (...). La cosa più importante era trovare delle ragioni anche a questo mio stato, che era semivuoto: si trattava, in un certo senso, di voler vivacizzare la buccia, cioè l'esterno, dell'esistenza, dato che la polpa interna non c' era. Poesia civile Io credo che ci sia sempre una funzione civile nella poesia, anche se non manifesta, ma sottintesa, direi collegata a quello che è l'inconscio collettivo (...). Dopo la bomba atomica, parlando di una rosa non si può più parlare di una rosa soltanto, ma verrà fuori qualche cosa di diverso, che porta in sé la traccia di quest'altro mostruoso fatto del moltiplicarsi delle armi. Si può dire che non è mai finita la seconda guerra mondiale, perché hanno continuato a fabbricare bombe. Psicoanalisi e psicanalisi. Gli studiosi si guardano «in cagnesco» tra quelli che dicono psicanalisi e quelli che dicono psicoanalisi (i «-coanalisi» sono i «tedeschi», quelli che vengono direttamente da Freud, mentre psychanalyse è una deformazione che si è diffusa con Lacan, forse anche prima. La Psychanalyse era infatti la rivista di Lacan). E qui mi viene davanti agli occhi il carissimo ricordo di Ottiero Ottieri... Era un piacere parlare con lui, perché purtroppo era approfondito in tutti i tipi di esperienza più o meno psicoanalitica. E se si pensa a un libro come l'Irrealtà quotidiana (Guanda), che io ritengo uno dei capolavori del secondo Novecento, si può dire che Ottieri sia riuscito a condensare, con un' acutezza unica e anche con una sofferenza autentica, il succo di verità di tutte le sue esperienze, per quanto diverse. La poesia-follia La figura di Hölderlin, il nodo poesia-follia, mi ha sempre più che turbato, messo di fronte a un mistero che doveva essere perpetuamente indagato (...). Questo senso della stranezza poteva comportare, nella deriva della tristezza, periodi per me tali da essere costretto a assumere farmaci. Oppure, al contrario, periodi di allegria - e, per allegria, si intende la frequentazione dei vari personaggi che popolavano la campagna di allora. A partire da Nino, «poeta contadino», come stava scritto nel suo biglietto da visita: «Nino, poeta contadino, gastronomo, astronomo...». Nino (che è un personaggio della raccolta «La beltà» pubblicata da Zanzotto nel 1968, ndr) faceva giochi di parole dei vari titoli di professionalità che vantava... Posso dire che anche la strampaleria di Nino, che era però molto saggia, di quella vecchia saggezza contadina mi aiutava. Stando con lui, e con la compagnia, si creava un clima in cui non ci si limitava alle barzellette, ma da queste si ricavavano veri e propri giochi di parole. Esempio. Nino, vecchio, novantaseienne (poco dopo è morto), il 23 maggio festeggia il compleanno, il genetliaco di Duca di Dolle. Invita a pranzo gli amici, e poi scioglie un panegirico: «Basta con le guerre, basta...» - proprio lui che era stato miles gloriosus, autorizzato a fregiarsi della campagna d' Italia di Napoleone del 1803 - «Basta con le guerre, basta ricchi, basta poveri, tutti devono stare bene perché il mondo è bello». Si alza uno della compagnia, molto serio: «Fermi tutti! In questo momento sta nascendo il marxismo-ninismo». Queste divagazioni, anche adesso, ricordandole, mi tonificano... Banche come dinosauri Oggi tutto sta cambiando con un' enorme velocità. Ancora non sono state dette, «sparate» chiaramente, le vere ragioni, che sono la cupidigia cretina degli uomini di aver soldi in quantità illimitata, come se in natura esistessero piante che crescono all'infinito. Oggi siamo in una fase in cui tutto è simbolico. Come, per esempio, nell'economia: che cosa è il Pil? Il Pil rappresenta, come «guadagno», tanto chi costruisce quanto chi demolisce. Far su una casa, poi distruggerla perché non la si vende, fa aumentare comunque il Pil. Ci si basa su dati fantastici, di una fantasia folle, che però in un certo momento diviene più rapinosa che la realtà stessa. Resto meravigliato, in questi giorni, quando vedo una qualche bancona che fallisce... Perché le banche, tra loro, tendono a mangiarsi, a divorarsi. Sono arretrate all'età dei dinosauri, i quali si cibavano tra loro... La follia dei Sommi Capi io non mi rendo nemmeno più conto di che cosa sia oggi la psichiatria. Ritengo che oggi la psichiatria dovrebbe assistere i Sommi Capi di questo mondo. Quelli, dovrebbero essere messi in sorveglianza speciale (...). Comunque, di quanto sta accadendo oggi nel mondo io ancora non capisco niente. Salvo di quello che ha detto il Papa: che il denaro è un'astrazione. Un'astrazione pericolosissima... E poi, si renda il culto dovuto alla divinità vera, quella che mobilita milioni di persone in tutto il mondo: il Calcio. Dovrebbe essere collocato un immenso pallone nel cielo per ricordarci che il vero dio è quello... L'autore Andrea Zanzotto è nato a Pieve di Soligo (Treviso) nel 1921. Il poeta ha esordito nel 1951 con «Dietro il Paesaggio»; con «Vocativo» (1962) svolta verso lo sperimentalismo formale. Il successo di critica arriva con «La beltà» (1968). Una raccolta delle sue «Poesie e prose scelte» è edita da Mondadori nei Meridiani Il libro Sulla poetica e il pensiero del poeta trevigiano, Garzanti manderà in libreria all'inizio del 2009 un volume firmato da Andrea Zanzotto e Marzio Breda intitolato: «In questo progresso scorsoio». Zanzotto Andrea Corriere della Sera, 6 dicembre 2008 |
ESISTERE PSICHICAMENTE
Da questa artificiosa terra-carne esili acuminati sensi e sussulti e silenzi, da questa bava di vicende - soli che urtarono fili di ciglia ariste appena sfrangiate pei colli - da questo lungo attimo inghiottito da nevi, inghiottito dal vento, da tutto questo che non fu primavera non luglio non autunno ma solo egro spiraglio ma solo psiche, da tutto questo che non è nulla ed è tutto ciò ch'io sono: tale la verità geme a se stessa, si vuole pomo che gonfia ed infradicia. Chiarore acido che tessi i bruciori d'inferno degli atomi e il conato torbido d'alghe e vermi, chiarore-uovo che nel morente muco fai parole e amori. ANDREA ZANZOTTO da “Vocativo” |